UNA CHIESA IN CRISI ?

C’è una fessura, una crepa in ogni cosa… per questo la luce può penetrarvi (Leonard Cohen).

 

Sempre è esistito un paradosso nel cuore della Chiesa. La sua stessa nascita è stata paradossale. Quando tutto sembrava perduto dopo la morte vergognosa del suo fondatore, la risurrezione è diventata il punto di partenza per “La più grande storia mai raccontata”. Gesù, l’uomo di cui era stata certificata la morte per crocifissione, era ancora vivo, e il suo straordinario messaggio di amore si è radicato in un mondo ostile. La Croce, il più grande paradosso di sempre, è diventata il centro della nostra fede. Le polarità luce/tenebre presenti fin dall’inizio della sua vita, sono state evidenziate dalle tenebre del Calvario e dalla luce della Risurrezione. Queste stesse polarità esistevano negli uomini e nelle donne che, per la potenza dello Spirito, hanno fatto crescere la Chiesa, fondata da Gesù, attraverso i secoli e hanno permesso di illuminare il mondo. Eppure la maggior parte degli apostoli, proprio loro, avevano abbandonato il loro maestro nel momento più tragico. Ebbene, lo stesso vale per tutti coloro che compongono la Chiesa di oggi. Sappiamo che nella sua storia millenaria non tutto è stato limpido. Oltre alla luce, anche le tenebre hanno sempre accompagnato il suo cammino, a volte in maniera subdola, a volte apertamente, senza mai estinguersi. La grazia e il peccato, la menzogna e la verità, l’amore e l’odio sono sempre esistiti uno accanto all’altro.

 

IL BISOGNO DI ESSERE GUARITI

Il nostro più grande nemico non è la nostra imperfetta e difettosa natura, è piuttosto il rifiuto di accettare di essere così. Se neghiamo di essere imperfetti, prestiamo il fianco alla pungente osservazione di Jean Paul Sartre: “L’uomo è una creatura che vuole essere Dio”. Gesù ci ha detto con assoluta chiarezza che Dio non disprezza le nostre imperfezioni. Tutt’altro. Egli è venuto proprio per i perduti, i malati, quelli che più avevano bisogno del medico. Proprio questi sono diventati suoi amici. Per chi non voleva o non poteva ammettere le proprie ferite Lui poteva fare poco. Come suggerisce Leonard Cohen, “è il crack – la ferita – che consente di entrare nel cuore di Dio” o, come dice il mistico Meister Eckhart, “Per penetrare fin nel cuore di Dio, occorre essere umili, molto umili”. Sì, abbiamo un grande desiderio di perfezione e allo stesso tempo siamo condannati a vivere nell’incompletezza e nell’imperfezione, perché è così che siamo fatti. Si dice che cercare di essere perfetto è l’errore più tragico dell’uomo, precisamente perché il nostro codice genetico è nato limitato e imperfetto. La nostra ansia di perfezione rimarrà inappagata fino alla tomba. Questo è il paradosso centrale della vita umana. I più grossi problemi sorgono quando la brama di essere perfetti porta alla negazione dei propri difetti.

 

UNA CHIESA IN CRISI

La Chiesa oggi è in crisi: tale grave congiuntura si è generata dall’interno non dall’esterno di essa. Il catalizzatore è stato il rapporto Murphy sulla cover-up, l’occultamento da parte di alcune autorità ecclesiastiche di abusi sessuali su bambini, commessi da certi sacerdoti. La risposta del popolo è stata prima di incredulità, poi di orrore, rabbia e sgomento. Ed è giusto che sia così. Abbiamo permesso a noi stessi di essere moralmente desensibilizzati e di aver creduto di essere immuni dal fallimento morale, e questo ci ha precipitati in uno stato di caos. Per molti la credibilità della Chiesa è finita a brandelli. In altri è subentrata una profonda tristezza, poiché hanno temuto di essere stati traditi dall’istituzione in cui avevano riposto la loro fiducia. Alcuni personaggi, che rivestono ruoli di leadership, negando l’oscurità e l’imperfezione del lato umano della Chiesa, si sono esposti a cadute spettacolari e a critiche virulente. Costoro non erano più deboli e vulnerabili di altri. Proprio per questo si deve, con dolore, chinare il capo per la vergogna. Avevano dimenticato, consciamente o inconsciamente, che i paradossi della fede – luce e tenebre, angelo e demone, grazia e peccato – allignano in tutti gli uomini. Non esiste alcuna casta perfetta tra gli esseri umani, chierici o laici pari sono. Questo non significa che la stragrande maggioranza delle persone che compongono la Chiesa, non si sforzino di vivere una vita decente e spesso eroica. Ma si deve ammettere che, negando il buio, alcuni si sono allontanati dalla protezione della luce, sicché la loro coscienza si è offuscata e macchiata.

 

 GESÙ È CON LA SUA CHIESA

 Nonostante le tenebre, la luce resta perché Gesù ha promesso di rimanere con la sua Chiesa fino alla fine dei tempi. Inoltre, sono tante le persone che si sforzano di vivere bene, di condurre una vita dignitosa e onesta, di mantenere la propria fiamma sempre accesa. Come ha sottolineato il Concilio Vaticano II, la Chiesa appartiene a tutti, non solo alla gerarchia e ai sacerdoti. Perciò, nonostante la delusione e la rabbia contro alcuni preti, occorre continuare a credere nel paradosso luce e tenebre presenti insieme in tutti e ciascuno. La nostra fede è, dopo tutto, ancorata ai misteri pasquali e non al clero, che si tratti di vescovi, sacerdoti, o religiosi. È necessario e urgente sforzarsi in ogni modo di tenere la luce e le tenebre in tensione convinti che “questa è saggezza” come direbbe Richard Rohr. Dal canto suo Elliot ci indica un’altra direzione per il futuro: “La saggezza che possiamo sperare di acquisire, è la saggezza dell’umiltà”. Solo l’umiltà ci permette di accettare la nostra condizione imperfetta. “Il celebre scrittore Carlo Carretto era un vero esploratore. In vecchiaia ha scritto questa splendida ode alla Chiesa che può suggerire qualcosa anche a noi.

Quanto sei contestabile, Chiesa, eppure quanto ti amo! Quanto mi hai fatto soffrire, eppure quanto a te devo! Vorrei vederti distrutta, eppure ho bisogno della tua presenza. Mi hai dato tanti scandali, eppure mi hai fatto capire la santità! Nulla ho visto nel mondo di più oscurantista, più compromesso, più falso, e nulla ho toccato di più puro, di più generoso, di più bello. Quante volte ho avuto la voglia di sbatterti in faccia la porta della mia anima, e quante volte ho pregato di poter morire tra le tue braccia sicure. No, non posso liberarmi di te, perché sono te, pur non essendo completamente te. E poi, dove andrei? A costruirne un’altra? Ma non potrò costruirla se non con gli stessi difetti, perché sono i miei che porto dentro. E se la costruirò sarà la Mia Chiesa, non più quella di Cristo.

L’altro ieri un amico ha scritto una lettera ad un giornale: “Lascio la Chiesa perché, con la sua compromissione con i ricchi non è più credibile”. Mi fa pena! O è un sentimentale che non ha esperienza e lo scuso; o è un orgoglioso che crede di essere migliore degli altri. Nessuno di noi è credibile finché è su questa terra. San Francesco urlava: “Tu mi credi santo, e non sai che posso ancora avere dei figli con una prostituta, se Cristo non mi sostiene”. La credibilità non è degli uomini, è solo di Dio e del Cristo. Degli uomini è la debolezza e semmai la buona volontà di fare qualcosa di buono con l’aiuto della grazia che sgorga dalle vene invisibili della Chiesa visibile. Forse la Chiesa di ieri era migliore di quella di oggi? Forse che la Chiesa di Gerusalemme era più credibile di quella di Roma? (Carlo Carretto, Il Dio che viene, cap.X)

UNA CHIESA IN CRISI ?ultima modifica: 2010-10-13T08:39:04+02:00da gioiaepace
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