da Nessuno tocchi Caino

imagesCAKVRNYP.jpgIRAN: DIECI PRIGIONIERI IMPICCATI

10 maggio 2013: almeno 10 persone sono state impiccate in Iran negli ultimi giorni.

 I primi quattro prigionieri sono stati giustiziati il 9 maggio per traffico di droga nella provincia di Semnan, nel nord del Paese.

Uno dei giustiziati, la cui identità non è nota, è stato impiccato la mattina presto nel carcere della città di Semnan, hanno reso noto organi di informazione statali. Era stato riconosciuto colpevole del traffico di 70 kg di eroina.

Gli altri tre prigionieri – ha riportato l’agenzia ufficiale Fars – sono stati messi a morte nella prigione della città di Shahrud. Sono stati identificati come “A. S.”, colpevole della detenzione e traffico di 2900 g di eroina, “M. Kh.” e “H. R.”, per detenzione e traffico di 3894 g di eroina.

Il 7 maggio tre persone sono state impiccate nella prigione centrale di Isfahan.

Secondo l’agenzia di stampa APA, i tre erano stati riconosciuti colpevoli di reati legati alla droga.

Sarebbero stati trovati in possesso di 77 kg di eroina e crack.

Non sono note le generalità dei giustiziati.

Il 6 maggio tre prigionieri sono stati impiccati nella “Piazza della Libertà” di Kermanshah (Iran occidentale). Secondo l’agenzia di stampa statale ISNA tutti e tre erano stati riconosciuti colpevoli di omicidio, in due casi diversi.

Due dei prigionieri erano stati condannati per aver ucciso un uomo, per aver avuto rapporti “immorali” con la moglie dell’uomo e aver ricevuto 6 milioni di toman per uccidere il marito.

Il comunicato dell’ISNA non ha chiarito se la moglie della vittima sia stata condannata per adulterio e concorso in omicidio.

Il terzo uomo impiccato oggi era stato riconosciuto colpevole di aver ucciso una ragazza con una pistola. La ragazza, sostenuta dalla propria famiglia, si era rifiutata di sposare l’uomo, aggiunge l’Agenzia.

Nessuno dei tre giustiziati è stato identificato.

“Piazza della Libertà” di Kermanshah è stata teatro di numerose esecuzioni pubbliche negli ultimi anni.

 

Per saperne di piu’ : http://iranhr.net/

————————————–

NESSUNO TOCCHI CAINO – NEWS FLASH

MALDIVE: DUE MINORENNI CONDANNATI A MORTE

 

2 maggio 2013: due adolescenti sono stati condannati a morte dal Tribunale per i minorenni nelle Maldive, dopo essere stati riconosciuti colpevoli di un omicidio commesso quando avevano meno di 18 anni. E’ stata la prima condanna a morte nella storia del Tribunale per i minori.

I due sono stati accusati di aver accoltellato a morte Abdul ‘Bobby’ Muheeth il 19 febbraio 2012, mentre era seduto su una moto in un vicolo cieco di fronte al Ministero delle Finanze. Era morto poche ore dopo.

I due sono stati condannati sulla base di testimonianze, intercettazioni telefoniche e immagini riprese da TV a circuito chiuso. Un terzo minore è stato assolto per mancanza di prove. Tutti i 26 eredi della vittima avevano chiesto alla corte la pena di morte.

Le Maldive sono uno Stato Parte sia del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici sia della Convenzione sui Diritti del Fanciullo, che vietano la pena capitale per i reati commessi da persone minori di 18 anni.

Per saperne di piu’ : http://www.amnesty.org/en/news/maldives-must-commute-death-sentences-two-juvenile-offenders-convicted-murder-2013-05-03

 

TEXAS (USA): GIUSTIZIATO CARROLL JOE PARR

7 maggio 2013: Carroll Joe Parr, 35 anni, nero, è stato giustiziato in Texas con una dose di pentobarbital. Era stato condannato a morte il 4 giugno 2004 con l’accusa di aver rapinato e ucciso, l’11 gennaio 2003, Joel Dominguez, 18 anni, in un contesto di spaccio di droga.

Un coimputato, E. Whiteside, è stato condannato a 15 anni dopo aver testimoniato contro di lui. Parr diventa il 5° giustiziato di quest’anno in Texas, il 497° da quando il Texas ha ripreso le esecuzioni nel 1982, l’11° dell’anno negli USA, e il giustiziato n° 1331 da quando, il 17 gennaio 1977, gli Stati Uniti hanno ripreso le esecuzioni.

Per saperne di piu’ : http://www.huffingtonpost.com/2013/05/08/carroll-joe-parr-executed_n_3236427.html

 

BANGLADESH: LEADER PARTITO ISLAMICO CONDANNATO ALL’IMPICCAGIONE PER GENOCIDIO

9 maggio 2013: un tribunale del Bangladesh ha condannato a morte un membro di alto livello del maggiore partito islamico del Paese per diversi crimini, incluso il genocidio, risalenti alla guerra del 1971 per l’indipendenza dal Pakistan.

Mohammad Kamaruzzaman, 61 enne segretario generale del partito di opposizione Jamaat-e-Islami, è la quarta persona (e il terzo importante uomo politico) giudicato colpevole dal Tribunale per i Crimini Internazionali.

Il tribunale presieduto dal giudice Obaidul Hassan ha giudicato Kamaruzzaman colpevole di genocidio, tortura, rapimenti e crimini contro l’umanità, compresa la strage avvenuta in un sito che da allora è noto come il “Villaggio delle vedove”, ha riportato un corrispondente della AFP.

“E’ stato condannato a morte per impiccagione per crimini come genocidio e omicidio. Ci sentiamo sollevati”, ha detto alla AFP il procuratore generale Mahbubey Alam.

Secondo i procuratori Kamaruzzaman era un “capo organizzatore ” della famigerata Al Badr, una milizia filo-pakistana accusata di aver ucciso migliaia di persone nei nove mesi di guerra che portarono l’allora Pakistan Orientale a dividersi da Islamabad.

L’accusa di genocidio contro Kamaruzzaman deriva dal massacro di almeno 120 inermi contadini del Bangladesh nel remoto villaggio settentrionale di Sohagpur.

Tre delle vedove hanno testimoniato contro Kamaruzzaman durante il processo in cui l’accusa ha spiegato minuziosamente come l’uomo abbia guidato le truppe governative pakistane fino al villaggio.

Gli avvocati difensori hanno respinto le accuse come infondate, affermando che la possibilità di dimostrare l’innocenza del loro cliente è stata gravemente ridotta poiché il tribunale ha permesso solo cinque testimoni a sostegno di Kamaruzzaman.

A differenza di altri tribunali per crimini di guerra in tutto il mondo, il tribunale del Bangladesh non è riconosciuto dalle Nazioni Unite, inoltre l’organizzazione Human Rights Watch ha definito le sue procedure al di sotto degli standard giudiziari internazionali.

Per saperne di piu’ : http://bdnews24.com/bangladesh/2013/05/09/kamaruzzaman-to-appeal

SUDAN DEL SUD: LA PENA CAPITALE RESTERÀ IN VIGORE FINO ALLA MODIFICA DELLA COSTITUZIONE

3 maggio 2013: il Sudan del Sud manterrà in vigore la pena capitale fino a quando non saranno introdotte modifiche nella Costituzione del Paese, ha dichiarato il Presidente della Corte Suprema del Paese, Chan Reec Madut.

“La Costituzione di transizione non ha una disposizione che vieta la pena di morte. Questo significa che i nostri giudici continueranno a basarsi sulle leggi vigenti fino quando una legge del Parlamento non avrà emendato la costituzione”, ha dichiarato Madut.

Il Capo dei giudici stava parlando in occasione dell’ inaugurazione della nuova sede della Commissione di Revisione Costituzionale, il cui mandato è stato prorogato di due anni.

Madut è sembrato voler rispondere alle recenti dichiarazioni di diversi attivisti per i diritti civili operano insieme alle organizzazioni internazionali per i diritti umani, secondo cui la pena capitale deve essere abolita.

Nel frattempo, Nyok Monyrac, Vice Presidente dell’Alta Corte dello stato di Warrap, che nel mese di aprile ha presieduto diversi casi di omicidio a Kuacjok, capitale dello Stato, ha detto in un’intervista che non c’è modo di eliminare la pena di morte “per impiccagione” a meno che non venga fatta una modifica costituzionale.

“Ci sono tre persone che sono state condannate a Kuacjok. Ora sono in attesa di esecuzione. Tutti i processi sono stati completati. Sono stati condannati a morte per impiccagione dal momento che è stato dimostrato oltre il ragionevole dubbio che le uccisioni sono state intenzionali. I detenuti lo hanno ammesso. Infatti uno dei detenuti ha detto di aver voluto uccidere uno dei suoi obiettivi, ma ha finito per uccidere erroneamente un’altra persona innocente “, ha spiegato il giudice Monyrac.

Gli altri due – ha continuato – sono stati condannati per aver accoltellato e ucciso insieme una persona a Majokanyar, un mercato sotto la giurisdizione amministrativa e territoriale della Tonj North County, nello Stato di Warrap.

Ha citato le sezioni 206 e 207 del Codice penale 2008 del Sud Sudan, che a suo dire stabiliscono la condanna a morte o all’ergastolo per le persone condannate per omicidio intenzionale.

Dopo che il Paese ha ottenuto l’indipendenza nel 2011, il Sudan del Sud è stato tra gli 111 membri delle Nazioni Unite che hanno sostenuto la risoluzione approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che ha chiesto la eliminazione della pena di morte.

Nonostante questo, i tribunali del Sudan del Sud hanno continuato a condannare a morte gli omicidi piuttosto che optare per l’ergastolo.

 

Per saperne di piu’ : http://www.sudantribune.com/spip.php?article46452

 

da Nessuno tocchi Cainoultima modifica: 2013-05-11T11:56:10+02:00da gioiaepace
Reposta per primo quest’articolo