Il gregge – Tempi differenti

Berlicche
Il gregge – Tempi differenti
Il lupo avanzava piano sul prato. Si immobilizzò per un istante,
acquattandosi nell’erba rigida per la brina. La sua sagoma era a stento
distinguibile dalle ombre che la fioca luce della luna disegnava. Un
centinaio di metri più in là il gregge si agitava inquieto, percependo
l’avvicinarsi dell’antico nemico.
La detonazione risuonò secca ed improvvisa. Un uggiolìo, e l’animale si
abbattè sul terreno. Scossa dagli spasmi dell’agonia, vide avvicinarsi gli
stivali dell’uomo, li vide fermarsi davanti a lui.
Non udì mai il secondo sparo.
Pio ricaricò l’arma. Ai suoi piedi la carcassa del lupo aveva
smesso di fremere.
Era passata quasi una settimana da quando aveva sparato al lupo precedente.
Erano pochi i lupi rimasti in zona. Ormai la primavera ricopriva le valli di
promesse di verde, ma durante l’inverno la battaglia era stata stato dura.
Quasi metà del gregge era stata divorata. C’era stato un tempo in cui aveva
disperato di riuscire a difendere il resto delle pecore, un momento buio in
cui pensava di soccombere. I branchi affamati, i pastori traditori: ma ormai
erano alle spalle. I recinti che era stato costretto ad erigere avevano
retto l’urto, avevano resistito; la rigida disciplina aveva limitato
i danni. Alzò gli occhi, la tonda luna stava ormai calando.
La notte stava per finire.

Il giovane vestito da guardiacaccia saliva per il sentiero, e non appena
vide Pio si diresse deciso verso di lui. Gli stivali e la divisa nuovi
fiammanti contrastavano stranamente con i logori indumenti del pastore.
“Salute,” disse Pio.
“Siete voi il pastore di questo gregge?” Chiese il giovane, cavando
dal tascapane una lettera “Ecco un’ingiunzione.”
“Ingiunzione? E per cosa?” chiese Pio.
“Avete sparato ai lupi. Questo è contro la legge.”
“Come, contro la legge? E come le difendo le mie pecore?”
Pio era scuro in volto.
“Non potete utilizzare i metodi di una volta, uccidere chi minaccia
il gregge. I tempi sono cambiati. Non avete mai pensato che i lupi
divorano le pecore perchè hanno fame?” replicò il guardacaccia.
“Certo che ci ho pensato! Perchè se no le attaccherebbero?”
“E allora dovete pensare anche a loro. E’ ingiusto sparargli perchè cercano
di fare quello che devono. Cercate di mettervi nei loro panni.”
“Mi ci metto anche, ma il mio compito è proteggere le pecore.
E se non lo faccio io, chi lo farà?”
Il guardiacaccia agitò la mano. “E’ la natura, non ci potete fare nulla.
Ognuno ha diritto a vivere come gli pare, anche i lupi. Anche loro servono
a qualcosa. Uccidono gli animali deboli, e a voi restano i più forti.
Ognuno ha la sua sorte, non esiste una verità unica, solo punti di vista,
che occorre conciliare.”
“Il mio punto di vista” disse a bassa voce Pio, stringendo i pugni
“è che non posso convincere i lupi a mangiare erba. Un lupo
che entra nel recinto delle pecore fa strage. Le pecore da sole
non si difendono. Il loro punto di vista, non lo considerate?”
Il guardiacaccia scosse la testa “Capisco che deve essere difficile
per voi entrare nella mentalità moderna. Comunque, la legge
parla chiaro. Se userete ancora il fucile ne subirete le conseguenze.”
“E quali sarebbero?”
“Il gregge sarà sequestrato ed allevato dallo Stato con metodi
scientifici e rispettosi dell’ambiente.”
Pio non disse più niente, e intascò il foglio. Guardò il giovane
allontanarsi. “E ora che faccio, se arrivano i lupi? Sciò, sciò?”

Il giovane aiutante riparava di malumore lo steccato. “Non capisco”,
disse, mugugnando “perchè dobbiamo tenere le pecore sempre dentro
i recinti.
E’ faticoso. Non sarebbe meglio lasciarle pascolare libere?”
Pio sospirò e continuò a martellare su un chiodo storto.
“L’ho spiegato. Ci sono i lupi, lì fuori. Loro hanno le zanne,
noi no.” Non più, aggiunse tra sè.
L’aiutante si drizzò. “Ehi, non è quel guardiacaccia?”
Pio si voltò. Era proprio il giovane guardiacaccia dalla divisa pulita,
che veniva verso di lui.
Il pastore buttò il martello di lato, per evitarsi tentazioni.
“Che desiderate? Non ho sparato a nessun lupo, ma quei disgraziati
mi hanno fatto fuori otto pecore solo questo mese.”
Il guardiacaccia gli consegnò una busta. “Per voi. Un’altra ingiunzione.”
“Cosa c’è stavolta?”
“I recinti. Rovinano il paesaggio ed impediscono il libero transito
degli animali.”
Pio trasecolò. “Libero transito…sono fatti apposta, per limitare il libero
transito. Senza i recinti le pecore finirebbero disperse ovunque,
e allora sì che i lupi…”
Il guardiacaccia si strinse le spalle. “Questo è quanto è stato deciso.
Niente recinti, niente steccati, niente che possa limitare la libertà.
Vi saluto.”
L’aiutante guardò Pio, che era rimasto immobile, i pugni chiusi,
a guardare l’ufficiale andare via.
“C’è da chiedersi se lavori per i lupi”, disse a bassa voce. “La prossima
volta dirà che sono abolito anch’io e che le pecore devono organizzarsi
da sole. Ma questi le pecore non le amano.”
“E adesso, capo, che faremo?” Chiese il giovane.
Pio scosse la testa. “Non possiamo rischiare di farci sequestrare
il gregge. Ho visto alcuni degli allevamenti scientifici di cui
parlava il guardiacaccia…”
“E com’erano?”
“Gabbie puzzolenti. Animali gonfi di mangimi e tristi, con brutta lana.
Ma cosa fare?”
Pio guardò gli agnelli saltare sui prati fioriti, senza una preoccupazione
al mondo.
“Fare imparare alle pecore la disciplina, farle stare unite senza recinto?
Temo sia impossibile. E’ nella natura della pecora perdersi. Faremo come
possiamo, custodiremo il gregge meglio che sappiamo. E pregheremo che
il Sovrintendente torni presto, per mettere tutto a posto.”

Il gregge – Tempi differentiultima modifica: 2008-11-11T10:40:17+01:00da gioiaepace
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