La profezia della “Fides et Ratio” di Giovanni Paolo II

Intervista al filosofo domenicano Mauricio Beuchot Puente

di Gilberto Hernández García

QUERÉTARO (Messico), domenica, 9 novembre 2008 (ZENIT.org).- Si è celebrato recentemente il decimo anniversario della pubblicazione dell’Enciclica Fides et Ratio di Giovanni Paolo II, in cui il Pontefice defunto riflette su quelle “due ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione della verità”.

In questo contesto, pubblichiamo l’intervista a Mauricio Beuchot Puente, sacerdote domenicano ritenuto uno dei principali filosofi dell’America Latina e che si è distinto per i suoi lavori storiografici nell’area della filosofia e della teologia ispaniche.

Beuchot è il fondatore della proposta chiamata ermeneutica analogica, ritenuta oggi un’innovazione nel campo dell’ermeneutica filosofica. Dal 1985 è ricercatore a tempo pieno presso il Centro di Studi Classici dell’Istituto di Ricerche Filologiche (IIFL) dell’Università Nazionale Autonoma del Messico.

Giovanni Paolo II ha pubblicato l’Enciclica “Fieds et Ratio”. E’ un testo per esperti? Cosa offre concretamente Papa Wojtyła nelle sue riflessioni sul rapporto tra fede e ragione?

Mauricio Beuchot: L’Enciclica non è solo per esperti. La sua intenzione è che tutti gli intellettuali interessati alla fede trovino una via di cui discutere. Giovanni Paolo II ci offre le sue riflessioni sul rapporto tra fede e ragione. Si collocano all’interno di una lunga tradizione, che passa per Sant’Agostino, Sant’Anselmo e San Tommaso, di santifica re la ragione partendo dalla fede.

A dieci anni dalla pubblicazione della Fides et Ratio, la dottrina che contiene è ancora attuale? Su cosa si basa questa attualità?

Mauricio Beuchot: La dottrina della Fides et Ratio continua a essere attuale. L’aspetto più attuale può essere l’apertura con cui il Papa tratta la ragione e le sue conquiste. Non si tratta di rifiutarle, ma di incorporarle nel patrimonio del pensiero cristiano.

Viviamo in un’epoca in cui ad alcuni gruppi influenti nella vita sociale sembra che appellarsi alla fede sia da “retrogradi”, ma dall’altro lato molte volte si ricorre alla fede in modo fondamentalista. Come si possono conciliare i due aspetti? E’ davvero la ragione l’unica che può aiutare a “comprendere” la realtà e a impegnarsi con essa?

Mauricio Beuchot: Non bisogna ricorrere alla fede né con un atteggiamento fondamentalista né con dis prezzo. La ragione ha trovato molti limiti, e ogni volta ne vengono segnalati altri, ed è là che si inserisce il rifugio della fede. L’intellettuale onesto e senza pregiudizi contro la religione ha un atteggiamento modesto nei confronti della ragione; non la divinizza né pensa che possa risolvere tutto; si rende conto che esistono cose che in principio non trovano una risposta razionale. Soprattutto in filosofia.

E’ nota la frase “philosophia ancilla theologiae” (la filosofia-ragione è l’ancella della teologia-fede). Al giorno d’oggi questa affermazione è valida? Quali sono i limiti e i mutamenti di questa osservazione? La fede ha realmente bisogno della filosofia o è del tutto indipendente dall’esistenza o dalla non esistenza di una filosofia aperta in relazione ad essa?

Mauricio Beuchot: Sicuramente la filosofia aiuta la teologia, ma non più come un’ancella, quanto come una compagna. Dal mio punto di v ista, la teologia ha bisogno di ricorrere alla filosofia, per non trasformarsi in quel fondamentalismo al quale abbiamo alluso e che abbiamo detto che è necessario evitare.

Agli uomini e le donne di oggi, preoccupati “per cose più pratiche”, come la sopravvivenza quotidiana, dice qualcosa questo dilemma di incontro e scontro tra fede e ragione? In cosa li interessa? Come li aiuta ad essere più umani e felici?

Mauricio Beuchot: Ogni essere umano, per quanto debba affannarsi per le cose della vita quotidiana, ha una vocazione filosofica. Tutti siamo alla ricerca, ci poniamo domande che vanno al di là delle necessità quotidiane. Pur assediati da quelle necessità, troviamo sempre momenti per riflettere su questioni trascendenti. E non tutto si può risolvere con un credo comodo, con una fede stabilita; bisogna pensare, porsi delle domande. E’ lì che acquista senso il fatto di vedere il rapporto tr a fede e ragione.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

La profezia della “Fides et Ratio” di Giovanni Paolo IIultima modifica: 2008-11-12T10:14:13+01:00da gioiaepace
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