La speranza che va oltre la fine

(Giovanni Paolo II)

 

 

Nel tempo giusto

la speranza s'innalza da tutti i luoghi soggetti alla morte;

la speranza ne è il contrappeso,

in essa il mondo, che muore, di nuovo rivela la vita.

Nelle strade i passanti dai corti giubbotti

e dai capelli spioventi sul collo

tagliano con la lama del passo

lo spazio del grande mistero

che in ognuno di loro si estende tra morte e speranza:

uno spazio che scorre verso l'alto

come la pietra di luce solare

rovesciata all'ingresso del sepolcro.

In questo spazio, la più perfetta misura del mondo

TU SEI

e dunque ho un senso, e scivolare nella tomba,

passare nella morte,

disfarmi nella polvere d'irripetibili atomi

è per me parte della Tua Pasqua.

Sono un viandante sullo stretto marciapiede della terra,

in mezzo corrono macchine, partono razzi interplanetari…

dappertutto un moto centrifugo,

(l'uomo… sola scheggia di mondo che abbia un moto diverso…)

sono un viandante sullo stretto marciapiede della terra,

e non distolgo il pensiero dal Tuo Volto

che il mondo non mi svela.

Ma la morte è un' esperienza finale

ed ha sapore d' annientamento,

con la speranza le strappo il mio "io", glielo devo strappare,

superare così l'annientamento…

allora, d'intorno, si levano grida, si leveranno di nuovo:

"Sei pazzo, Paolo, sei pazzo!"

ed ecco contro me stesso e contro una moltitudine

combatto per la mia speranza:

in me non la sostiene nessuno strato di memoria,

nello specchio in cui tutto passa non trova un riflesso

ma soltanto nel Tuo PASSAGGIO pasquale,

a cui si lega l'iscrizione più profonda del mio essere.

E così m'iscrive in Te la mia speranza,

fuori di Te non posso esistere

quando innalzo il mio "io" sopra la morte

svellendolo da un suolo di sterminio,

questo avviene perché esso sta in Te come nel Corpo

che dispiega la sua potenza sopra ogni corpo umano

e rinnova il mio "io",

cogliendolo da un suolo di morte

in figura diversa eppure tanto fedele,

dove il corpo della mia anima

e l'anima del mio corpo ritornano a congiungersi

fondando sulla Parola, per sempre,

la vita fondata prima sulla terra,

dimenticando ogni affanno, come al levarsi,

nel cuore, d' un Vento improvviso

al quale nessun uomo vivente può resistere

né le cime dei boschi, né in basso le radici che si fendono.

Il vento mosso dalla Tua mano, ecco, diviene Silenzio.

Gli atomi dell'uomo antico fanno compatta la gleba primordiale del mondo

ch'io raggiungo con la mia morte, li innesto in me definitivamente

per trasformarli nella Tua Pasqua

che è il Tuo PASSAGGIO.

La speranza che va oltre la fineultima modifica: 2006-06-23T17:02:51+02:00da gioiaepace
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