Rettor maggiore dei Salesiani in Sicilia

In mezzo a voi giovani mi sento come don bosco”. E’ tra le prime frasi del rettor maggiore, rivolte ai giovani animatori siciliani incontrati a Catania mentre preparavano la festa del Movimento Giovanile Salesiano del 29 novembre. E’ stato accolto a Catania la mattina di sabato 28 dall’Ispettore Don Gianni Mazzali e dall’Ispettrice Suor Anna Razionale, poi subito tra i giovani riuniti presso la “Colonia Don Bosco” per un incontro di preghiera.

 

latest1.jpgNella riflessione Don Pascual ha detto parole di speranza dinanzi alla mancanza di fiducia, di futuro e di certezze che spesso sono il vissuto quotidiano di adolescenti e giovani. Per rispondere con speranza a queste problematiche gli educatori devono seguire l’esperienza di Don Bosco, puntando sul dare fiducia, sul creare relazioni significative, sulla consapevolezza che sono i giovani stessi a dover cambiare lo scenario della storia forti dei propri talenti e non altri. Il futuro si costruisce a poco a poco e gli adulti sono dei compagni di viaggio per una generazione di nuovi uomini e donne che cambi la società. In particolare il Rettor Maggiore ha chiesto ai presenti di essere lievito nella terra ferita di Sicilia e l’impegno a trasformarla alla luce del Vangelo. Don Chavez ha poi ascoltato e risposto alle domande degli animatori, sempre con grande attenzione, schiettezza, concretezza. Ha parlato della sua vocazione, nata dalle preghiere della madre e ha emozionato tutti dicendo “è tanto bello essere salesiano che, se rinascessi di nuovo, sarei salesiano”. Ha raccontato del suo incontro giornaliero con Don Bosco attraverso le “Costituzioni”, la condivisione dello stesso progetto di vita e la missione. “Lì – ha detto – trovo la sua mente, il suo cuore, le mani, i piedi”. Don Bosco, infatti, guardava tutto e sempre nella prospettiva dei giovani con mente pastorale; aveva un cuore attento a tutti i loro bisogni, generoso e fantasioso; aveva “mani pastorali”, mani di un sognatore, di un realizzatore di sogni, di un costruttore nella vigna del Signore; anche i suoi piedi erano “pastorali” perché andava a trovare i ragazzi senza assolutizzare le opere e le strutture. Come Don Bosco, oggi, a tutti i salesiani è richiesto di essere persone centrate in Cristo, di alta sensibilità sociale, di curare la dimensione del gruppo e della comunità, di creare un ambiente attraente così come attraente è il volto di Gesù. Dopo una bella foto di gruppo, saluti, interviste televisive, c’è stato il momento del pranzo insieme agli animatori e poi lo spostamento nel pomeriggio a Zafferana Etnea presso la struttura salesiana “Albergo del bosco Emmaus” per incontrare i consigli dei gruppi della Famiglia Salesiana di Sicilia e le comunità SDB e FMA. Con loro ha parlato di Don Rua come di una “figura gigantesca”, amata e apprezzata, di un autentico cofondatore della Famiglia Salesiana.
Guardando a lui, tutti i salesiani sono chiamati a “fare a metà” con Don Bosco, e ciò vuol dire lavorare moltissimo e soffrire moltissimo, poiché ciascuno è chiamato ad essere Don Bosco laddove si trova, giorno per giorno; con forza ha detto: “così i successori di Don Bosco saremo tutti”. In tal senso è necessario essere fedeli a Don Bosco, con una fedeltà dinamica e feconda, perché la Famiglia Salesiana è un movimento spirituale apostolico per la salvezza dei giovani. Il Rettor Maggiore ha sostenuto la necessità di prendere sul serio la propria vocazione, di esserne convinti, di amarla per poter invitare anche altri. Ha detto: “Siamo espressione dello Spirito Santo, dunque ciascuno di noi è un dono, guidato dalla Spirito. Bisogna lasciare che sia lo Spirito Santo a farci sapere che cosa Dio vuole da noi”. Poi ha richiamato tutti a riscoprire le carte della comunione e della missione della Famiglia Salesiana, al fine di puntare a realizzare percorsi comuni soprattutto in favore della famiglia con azioni concrete nel civile, per un’educazione che punti a formare la persona umana e ad evangelizzare in modo esplicito. Dopo le domande dell’assemblea e le risposte chiarificatrici e puntuali di Don Chavez, sono stati celebrati nella cappella i Primi Vespri di Avvento a cui ha fatto seguito la “Buonanotte” ricca dell’esperienza personale vissuta nella anno in corso grazie al dono di poter pregare sulle tombe degli Apostoli Paolo, Tommaso e Giacomo. Cuore della visita in Sicilia del successore di Don Bosco è stata la festa del Movimento Giovanile Salesiano che si è tenuta il 29 per l’intera giornata presso il “PalaCatania”. rettor.jpgLa grande struttura è stata riempita del tutto da circa 5000 adolescenti e giovani provenienti da tutta la Sicilia, dalle loro voci, colori, sguardi, sorrisi, canti, danze, giochi, silenzi d’attenzione, messaggi forti, abbracci, incontri vecchi e nuovi, preghiere. L’evento, dal tema “Un sogno…che continua con Te”, è stato pensato per celebrare il 150° anniversario della Congregazione e organizzato con cura dalla Consulta regionale MGS, guidata da Don Marcello Mazzeo e Suor Assunta Di Rosa. “Io ci sto”, “Noi ci stiamo”, così recitava lo spot di presentazione della giornata, e la risposta è stata reale e concreta sin dalla prime battute dei partecipanti agli inviti dei bravi presentatori e poi dello stesso Don Chavez appena arrivato. Nel saluto iniziale, dopo la presentazione coreografica dei gruppi della Famiglia Salesiana presenti in Sicilia, ha detto che Don Bosco, pur avendo avuto collaboratori adulti e preti straordinari, ha voluto fondare la Congregazione con i giovani e la storia gli ha dato ragione. Un gruppo di ragazzi nel 1859 ha scelto, infatti, di restare con lui per sempre abbandonando altri sogni o progetti, ora l’invito a restare con Don Bosco è rivolto ai tutti i partecipanti. Ha ricordato che la Famiglia Salesiana è riconosciuta come la più grande e presente agenzia educativa al mondo (132 paesi), raggiungendo ogni giorno circa 15 milioni di persone; che il più giovane Santo della storia della Chiesa, non martire, è San Domenico Savio, per non parlare poi di Laura Vicuña, Zefirino Namuncurà, dei cinque martiri polacchi. Con voce forte il Rettor Maggiore ha detto: “La scommessa di Don Bosco è andata bene. Il suo sogno era ed è di vedere i giovani felici ora e nell’eternità. Questo sogno continua ancora oggi e soprattutto a favore dei più deboli”. Quali sono dunque le chiavi per la felicità? Innanzitutto imparare ad avere una visione positiva di se stessi, della famiglia, della società, cominciando a vedere quanto c’è di buono, bello, vero in sé e negli altri; pensare positivo potrà aiutare ciascuno ad essere felice e ad affrontare la vita con responsabilità. Un’altra chiave è l’educazione stessa, vista come arte di sviluppare la persona nella sua interezza per affrontare la vita, per cambiare il mondo a partire da se stessi, facendo delle scelte oggi in modo responsabile. Tutto questo è importante ma – afferma Don Chavez – ancor di più essere consapevoli che “colui che può appagare la nostra felicità, la sete di essere felici, è solo Cristo Gesù. E’ l’unico che può garantire una vita piena, scoprendo che l’amore è la maggiore energia del cuore umano. (…) Gesù non vi deluderà! Avendo incontrato Lui non c’è altro da cercare, solo da testimoniare”. Parole forti e decise, messaggi chiari e ascoltati con particolare attenzione dai giovani presenti e dagli educatori, spezzati solo da forti applausi e concluse con un urlo di gioia alle parole finali “Vi voglio tanto bene come Don Bosco”. Finito l’intervento, è ripresa l’animazione curata da gruppo CGS Life di Biancavilla e poi la preparazione della Concelebrazione Eucaristica. Nell’omelia Don Pascual ha ricordato come l’Avvento sia un tempo atto a sviluppare il desiderio e la nostalgia di Dio per essere pienamente felici. La vita va vissuta come se fosse sempre Avvento, fedeli alla Parola di Dio, l’unica capace di riempire di speranza la nostra esistenza, una speranza che viene solo da Dio. Si tratta di scommettere sul bene, sul giusto, sul bello, fondando tutto in Dio, perché le speranze non si trasformino in delusioni. Ai giovani ha detto con forza: “Dovete credere nelle forze del bene e costruire il mondo che volete con scelte coraggiose, senza lagnarsi, creando rapporti nuovi, consapevoli che il male si vince con il bene”. Dopo la Messa, Don Chavez si è recato a pranzo presso la comunità del San Francesco di Sales e i giovani hanno continuato la festa con il pranzo a sacco condiviso e con gli stand di animazione (danza, balli, musica), di riflessione (missionari età, tossicodipendenze,affettività), spirituali (adorazione, confessioni), e le attività sportive. La festa si è conclusa con un’intervista speciale al Rettor Maggiore, fatta attraverso delle immagini proiettate e con la foto di gruppo con tutti coloro che hanno dato vita ad un evento così speciale e – come dicevano alcuni ragazzi sulla via del ritorno – “che resterà indelebile nel nostro cuore salesiano”.

Marco Pappalardo

Rettor maggiore dei Salesiani in Siciliaultima modifica: 2009-12-01T09:03:02+01:00da gioiaepace
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