Banchi di Squola


 

Torna a proporre un romanzo Federica Storace, già autrice del divertente “La famiglia non è una malattia grave”, e torna a raccontarci proprio una storia di famiglia, spassosa e drammatica come tutte le storie di adulti alle prese con i bambini. In questo caso i bambini sono due, i figli, e l’avventura si dipana tra settembre e giugno, in un’alternanza di drammi e di feroci tentativi di non lasciarsi trangugiare dalla proverbiale egocentricità infantile.

Se le vacanze così agognate sono incise dalla sentenza “Dove lasciare i bambini”, ecco finalmente ricominciare la scuola, volutamente con la q nel titolo, il luogo principe dove lasciare i figli certi che chi si occuperà di loro per lunghe ore saprà che fare, e che farsene. Ricomincia la solita, in fondo sospirata e amata, routine: “… è la volta dei grembiuli, diligentemente ordinati a giugno, in merceria, ma sempre latitanti fino all’ultimo minuto. Infine si passa in cartoleria, una, due, tre volte, a controllare se sono arrivati i libri di testo”. E perché comperare un libro, direte voi genitori, se già tutto questo lo sappiamo? Ciò che si deve sapere è come Federica sa scrivere, in modo diretto e colloquiale, lungi dal voler diventare saggio didattico, ciò che accade fuori e dentro un genitore. Condannati per come trattano o non trattano i figli, chiamati a scuola per comportamenti più o meno corretti dei piccoli pestiferi, incolpati per ogni caratteristica genetica dei mostri che si scopre giorno per giorno si è generato, ecco che qui i genitori hanno il loro specchio. Giusto per ridersi addosso e capire che non si è soli, si è un esercito.

Finalmente inizia l’anno scolastico ed ecco i primi drammi: “AVVISO. Si prega di portare, per domani, una foto e un oggetto delle vacanze. Grazie. La Maestra. Accidenti ci mancava anche questa! Pensa, rigorosamente in silenzio, la provatissima madre. Non ne posso più. Ho esaurito la pazienza già due ore fa davanti alla bacheca della scuola di tennis…”.

Ora, le foto estive sono nel computer dell’ufficio, impossibile avere le stampe per domani, ma il bambino interessato dal compito va nel panico e strilla che la foto ci dev’essere o la maestra lo avrebbe sgridato. E a questo punto la mamma pensa di ammazzare prima il figlio e poi anche la maestra.

Ordinaria amministrazione? Normale giornata genitoriale?

Ma non è finita qui. Perché poi la mamma, con i figli, va anche a casa e allora la storia non dà segni di volersi esaurire. I mesi trascorrono, lenti ma scorrono, e se la mamma si lascia rapire per un attimo, solo un attimo della sua preziosa vita, dalla Biblioteca Nazionale ospitata nel Klementinum, antico collegio gesuitico di Praga, ecco che i figli si picchiano davanti ad una fotocellula facendo scattare l’allarme. Che altro sennò?

Poi ci sono le riunioni dei genitori, poi le lezioni di catechismo e tutti che pretendono. Pretendono dai genitori. Che superino se stessi nelle corse e che si adoperino per le recite natalizie, ad esempio che papà prepari delle corna da bue, mentre il piccolo piange perché per la recita vuole le orecchie per il bue e non le corna. Vi sembra poco? Soprattutto se quando mamma e figli e salmerie al seguito (cartelle, borse per la piscina, sacchetto con le scarpe da ginnastica, il pane, un fascicolo di documenti) aspettano, il papà non arriva a prenderli al posto giusto con l’automobile perché si è dimenticato le chiavi nella borsa della moglie, facendo scatenare un diluvio di proteste e di filosofiche ramanzine, prima di entrare nei tropici della piscina e cominciare la litania delle raccomandazioni per fare bene la doccia, asciugarsi i capelli e non stare in corrente.

Naturalmente prima di leggere il tema del figlio sull’invenzione della scrittura da parte dei Sumeri e di interrogare sulle Cinque Terre, tra le quali naturalmente c’è Rovigo, mentre la Pianura Padana si chiama così perché ci fanno il formaggio Parmigiano Padano. Non è così in tutte le famiglie?

Comunque poi arrivano le vacanze e gli sventolii di pagelle come fossero il tricolore. Si sopravvive all’anno scolastico e alle ferie. L’importante è riderci su.

Da leggere. Sia che si sia genitori, sia che no.

 

Federica Storace: “Banchi di Squola”, Pietro Macchione Editore, Varese, 2010, pagg. 200; euro 15,00.

 

Articolo di Alessia Biasiolo

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Banchi di Squolaultima modifica: 2010-12-02T14:16:00+01:00da gioiaepace
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