“Sono passate più di sette settimane e apparentemente a Bangui sta tornando la calma: non si sentono più i colpi di arma da fuoco e le persone hanno ripreso a muoversi in città. La paura, però, non è passata. Ci sono ancora bande armate per le strade: al loro passaggio le donne del quartiere cominciano a battere le pentole per richiamare l’attenzione delle forze di sicurezza. Nelle province non c’è nessun tipo di controllo: armi, furti, saccheggi e incendi continuano a terrorizzare la popolazione ormai allo stremo e anche gli aiuti umanitari non riescono ad arrivare a destinazione. Al Centro pediatrico di Emergency il numero dei malati cresce ogni giorno perché gli ambulatori fuori città sono ancora chiusi e le medicine non si trovano o costano sempre di più. Riceviamo più pazienti e in condizioni aggravate dall’attesa e dal viaggio. Alcuni giorni fa una mamma in cerca di aiuto per il suo bambino è partita da un villaggio a 85 km da qui. Per strada ha trovato un ambulatorio aperto, ma senza i farmaci necessari per curarlo: quando è arrivata da noi, per il bambino era ormai troppo tardi.”
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