da Avvenire di Domenica 2 Marzo

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 «Rilanciamo don Bosco tra i giovani»

 Salesiani, al via il 26° capitolo generale. Don Chávez: viviamo il Vangelo della gioia

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 DA
ROMA GIANNI CARDINALE 
Inizia domani a Roma il 26° Ca­pitolo generale della Congrega­zione salesiana. Vi partecipano 233 salesiani, provenienti da ogni parte del mondo, che si riuniscono attorno a don Pascual Chávez, ret­tor maggiore dal 2002, per riflette­re insieme su come rispondere ai bisogni dei giovani d’oggi mante­nendo la fedeltà e la vivacità del ca­risma di don Bosco espresse nel motto
Da mihi animas cetera tolle.
 Nel corso del capitolo si procederà anche al rinnovo del consiglio ge­nerale, eleggendo o confermando il rettor maggiore e i consiglieri. Pri­ma dell’inizio del capitolo, la cui conclusione è prevista per il 12 a­prile,

 Avvenire
ha posto alcune do­mande al rettor maggiore.
 Don Chávez, qual è lo stato di salute della Congregazione salesiana?

 La situazione è piuttosto buona, an­che se non si può negare che negli ultimi anni abbiamo assistito ad u­na diminuzione del numero dei no­stri confratelli. In Europa occiden­tale poi l’età media dei salesiani continua a crescere e il numero di vocazioni è debole. Mentre in A­I
merica la situazione è stagnante, anche perché il numero di novizi è buono ma manca quella che si può definire la robustezza vocazionale. Grazie a Dio, però, da altre parti del mondo arrivano segnali molto in­coraggianti.
 Da dove?

 Penso all’Europa orientale: in Polo­nia, in Slovacchia e in Ucraina c’è un bel numero di nuove vocazioni. Penso all’Africa – dove però c’è bi­sogno di molta cura nel seleziona­re le molte vocazioni – e soprattut­to all’Asia meridionale, all’India – dove ormai i salesiani sono 2.500 – e al Vietnam dove, nonostante le no­te difficoltà, i confratelli sono già trecento.

 Come spiega questo boom voca­zionale?

 Il Signore quando vuole compie mira­coli. L’incremento della presenza sale­siana in India e Vietnam non è il frutto di una parti­colare strategia o di un particolare pia­no missionario. È anche il frutto di un
grande impegno missionario di tan­ti salesiani, ma certamente in que­sto sviluppo per certi versi travol­gente il dito di Dio è stato determi­nante.
 Questo per quanto riguarda la quantità, e la qualità?

 Grazie a Dio il carisma di don Bo­sco è ancora vivo nella nostra Con­gregazione. Nonostante la distanza temporale e spaziale che ormai ci separa dal nostro fondatore – i sa­lesiani infatti non sono più una realtà prevalentemente italiana co­me lo era centovent’anni fa – credo che le intuizioni di don Bosco sono ancora valide oggi e devono essere sempre un faro per la nostra attività pastorale.

 Quali sono i temi che saranno svol­ti nel capitolo che inizia domani?
 
La questione più importante che dobbiamo affrontare è quella che tocca la nostra missione specifica che riguarda i giovani. Bisogna evi­tare che lo squilibrio tra il numero dei confratelli che è più ridotto e le tante opere che dobbiamo seguire non debba comportare un nostro allontanamento fisico dalla realtà dei giovani di oggi. E se ci si allon­tana dai giovani si finisce poi per non capirli più. Per don Bosco sta­re vicino ai ragazzi, ascoltare la lo­ro voce con amorevolezza, era un elemento essenziale della sua pe­dagogia, per avvicinarli a Gesù, per renderli buoni cristiani e onesti cit­tadini. E Dio sa quanto i giovani di oggi hanno più che mai bisogno di Gesù per il loro bene spirituale e an­che per il proprio benessere tem- porale.
 Si parlerà anche del problema vo­cazionale?

 Certamente. Si tratta di una que­stione strettamente collegata alla precedente. Se infatti i salesiani sa­ranno capaci di raggiungere tanti giovani, e se lo faranno con la gioia e la letizia che ci ha insegnato don Bosco attraverso una proposta e­ducativa che faccia maturare pro­getti di vita, allora, con l’aiuto di Dio, sarà più facile che possano nascere nuove vocazioni. Che possano arri­vare nuovi operai della vigna del Si­gnore.

 Vista l’impetuosa crescita della Congregazione in realtà storica­mente non cristiane come quelle asiatiche, una delle questioni che dovrete affrontare è quella dell’in­culturazione.
 
In effetti è così. Non c’è dubbio che in tutta l’Asia il cristianesimo è per­cepito come una religione occi­dentale. Fondere quindi, ad esem­pio, l’identità cristiana con una i­dentità indiana è problematico. Ma necessario. Anche se a volte si cor­re il rischio di voler conservare una mentalità, una forma di pensiero che in realtà è incompatibile con ciò che è proprio del cristianesimo. Penso ad esempio, ma non solo, al­l’unicità salvifica di Gesù che a vol­te sembra essere messa in discus­sione anche al nostro interno per un malinteso senso di rispetto nei confronti di altre forme religiose.
 Don Chávez, lei è anche presiden­te dell’Unione dei superiori gene­rali degli ordini religiosi maschili. Da questo punto di vista privile­giato come vede la situazione del­la vita religiosa nella Chiesa catto­lica?

 Come avviene nella nostra Congre­gazione ci sono luci e ombre, so­stanzialmente analoghe per tutti. Ritengo tuttavia che la vita consa­crata sia ancora una risorsa enor­me della Chiesa. Spesso sono i reli­giosi e le religiose ad essere infatti in prima linea nel grande compito del­l’evangelizzazione che riguarda or­mai non solo i territori cosiddetti di missione ma anche i Paesi che han­no una lunga storia cristiana.

 Un’ultima domanda. Mai come o­ra la Congregazione salesiana ha un peso cospicuo nel collegio car­dinalizio e nella Curia romana. Questo costituisce una risorsa o un problema?

 Certo per noi è un onore che alcu­ni dei nostri confratelli possano ser­vire da vicino il Papa nel governo u­niversale della Chiesa. Credo che don Bosco dal cielo guardi con un sorriso paterno a tutto questo. Ma noi salesiani non abbiamo e non cerchiamo privilegi o corsie prefe­renziali.

 Anche se a volte quando un sale­siano viene nominato vescovo i mass media, ma non solo loro, met­tono una particolare enfasi sulla sua affiliazione religiosa…

 Capisco. A quanto mi risulta però, il numero dei vescovi salesiani ne­gli ultimi anni è rimasto stabile: so­no sempre intorno ai 110-115. In questo non c’è stato nessun boom.
 
 
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da Avvenire di Domenica 2 Marzoultima modifica: 2008-03-03T12:19:58+01:00da gioiaepace
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