Relativismo e scetticismo minacciano il progetto educativo

Il Cardinal Caffarra propone famiglia e parrocchia per dare senso alla formazione

di Antonio Gaspari

BOLOGNA, martedì, 4 marzo 2008 (ZENIT.org).- Il Cardinale Carlo Caffarra ha incontrato questo lunedì i giovani e gli educatori del Vicariato di Bazzano per discutere sul tema “Educare: come e perché?”.

L’Arcivescovo di Bologna ha spiegato che il relativismo e lo scetticismo distruggono il progetto culturale, ma ha anche indicato come famiglia e parrocchia possano e debbano ricostituire il contesto umano e religioso che dà senso all’educazione.

Il porporato, che ha insegnato per anni, ha sottolineato che “educare una persona umana, generarla nella pienezza della sua umanità, è l’impresa più grande”.

Primo comp ito dell’educatore è quello di dare “la risposta vera alle domande più profonde del cuore, per far capire qual è il vero senso della vita”, ha spiegato, e per far questo non basta raccontare: è necessario testimoniare e mettersi in gioco fino in fondo, bisogna convertirsi continuamente.

Secondo l’Arcivescovo, “se il rapporto educativo non ha la natura della testimonianza, assume la forma o dell’autoritarismo egemone o del permissivismo cinico”, mentre il rapporto educativo “nasce dalla testimonianza di un incontro fatto dall’educatore, resa all’educando perché si converta e viva”.

Il Cardinal Caffarra ha quindi spiegato che il rapporto educativo si realizza, prima che nella scuola, in due luoghi: in famiglia e nella Chiesa.

In famiglia, ha osservato, perché educa all’amore, spiega e testimonia che “è l’amore del Creatore che dà origine a tutto ciò che esiste& quot;.

“Un Creatore – ha aggiunto l’Arcivescovo – sapiente e buono, che sostiene ogni sua creatura, ciascuna di esse, anche la più piccola, perché raggiunga la sua felicità, sia pure attraverso prove e sofferenze”.

Per il Cardinal Caffarra, “a questa visione si contrappone una spiegazione che sta entrando semprepiù pervasivamente nella nostra vita e che indica il caso come origine di tutto”.

“Dante parla dell’Amor che muove il sole e l’altre stelle; oggi parliamo del caso e/o necessità che fa essere tutto ciò che è”, ha commentato l’Arcivescovo di Bologna.

Se si crede al Caso, ha spiegato il porporato, “non è possibile nessuna educazione”, perché manca “l’ipotesi positiva che genera senso” ed è solo questa ipotesi positiva che “è capace di generare una profonda affezione alla vita”.

In termini pi&ugra ve; espliciti, “non è possibile educare, se si esclude in linea di principio la presenza di Dio nella vita. Chi educa, non può farlo se non vivendo almeno come se Dio ci fosse”.

Il porporato ha precisato che non si tratta di mera “educazione religiosa”, ma di qualcosa di molto più profondo, perché solo una vera “attitudine religiosa è capace di generare una proposta educativa pienamente sensata”.

Da questo punto di vista, la grande testimonianza in cui consiste l’educazione in famiglia sta proprio nella testimonianza alla positività della vita, alla presenza dell’amore di Dio in essa.

In questo contesto si inserisce l’importanza della Chiesa nel progetto educativo. Per il Cardinale, questo compito si realizza “nella comunicazione della verità circa il destino dell’uomo”; per questo, “il referente essenziale della realtà e della vita parrocchiale è l a presenza reale della persona di Cristo in essa”.

La parrocchia educa comunicando la bella notizia attraverso la catechesi e anche celebrando il Mistero della salvezza dell’uomo attraverso la modalità liturgica.

“La celebrazione liturgica – ha sostenuto l’Arcivescovo – rende possibile, anzi realizza l’incontro fra due grandezze incommensurabili: la vita di Dio e la mortalità dell’uomo”.

“È il vertice in cui si compie l’opera educativa della Chiesa – ha aggiunto -. Perché Dio è amore e l’incontro con lui in Cristo è la sola risposta piena all’inquietudine del cuore umano”.

“Che cosa fa la Chiesa? – si è chiesto il presule – Avvicina Cristo alla miseria umana e la miseria umana a Cristo. E questo incontro è la carità cristiana”.

In merito alle insidie gravi che minacciano l’attività educativa, il Cardinal Caffarra ha indicato il rela tivismo e la convinzione che l’educazione sia impossibile.

Il relativismo ritiene che non sia possibile per l’uomo conoscere una verità incondizionata circa il bene della persona, e questo sul piano educativo significa l’impossibilità di fare una proposta autorevole di vita a colui che stiamo educando, cioè semplicemente l’impossibilità di educare.

La seconda insidia è la progressiva convinzione che l’educazione sia impossibile. È una sorta di abdicazione all’educazione.

“Vi confesso una grave preoccupazione – ha rivelato l’Arcivescovo -. Che le nostre comunità si rassegnino all’afasia educativa riguardo ai giovani. Si fanno, e lodevolmente e doverosamente, sforzi gravi per ‘tenere’ fino alla Cresima; dopo, si è tentati di rassegnarsi alla sconfitta”.

Di fronte a queste insidie, l’Arcivescovo di Bologna ha ribadito che “c’è un solo modo di far fiorire questa umanità: mostrare in sé la bellezza di una umanità riuscita e amare l’altro fino al punto da voler condividere con lui questo bene”.

Relativismo e scetticismo minacciano il progetto educativoultima modifica: 2008-03-07T14:29:47+01:00da gioiaepace
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