A volte ritornano…

Pubblicato 22 05 2008 da ufficio stampa 

 

 
Il Comitato Nazionale di Un ponte per… esprime una giudizio fortemente negativo sulle misure prese dal Governo in merito alle politiche verso la immigrazione e il popolo rom, nel merito e sul loro significato complessivo.aef3c73fe35c78a405dc7d8f8f86245d.jpg

Il razzismo istituzionale che esprimono intrecciato con la xenofobia dilagante può mettere a rischio la stessa natura democratica del nostro paese.

Il Comitato Nazionale di Un ponte per… esprime un forte allarme per la crescente xenofobia che si sta sviluppando nel nostro paese e di cui anche il risultato elettorale è specchio. Il nostro allarme nasce dalla convinzione che la storia può ripetersi e che la banalizzazione del razzismo, o il suo sfruttamento politico, sia già parte di questa ripetizione.

Siamo allarmati perché il razzismo si accompagna sempre con la guerra, anzi la giustifica e la sostiene. Siamo allarmati perché vediamo la possibilità, nella competizione globale per le risorse in corso, che la guerra nella sua forma più devastante conosciuta già due volte nel secolo passato possa tornare ad essere elemento determinante della vita quotidiana di ognuno di noi.

Chiediamo a noi stessi ed a tutti di non sottovalutare i fenomeni a cui stiamo assistendo, dagli assalti ai campi zingari, alle ronde, dalla nomina di commissari straordinari anti rom, al divieto di pulizia dei vetri ai semafori.

Particolare allarme desta la criminalizzazione dell’intera popolazione zingara. E’ un fenomeno ed una politica che si è già vista in Europa e che a portato a tragedie ancora troppo misconosciute. L’Italia, per aver partecipato con il fascismo alla loro persecuzione, ha un debito nei confronti delle popolazioni zingare. Le leggi razziali, i campi di concentramento, il tentativo di sterminio ha riguardato, oltre agli ebrei, anche gli zingari ed anche l’Italia ne è stata coinvolta. Ricordiamo che le popolazioni zingare hanno tributato centinaia di migliaia di vittime alla follia nazista.

Riteniamo utile esprimere alcune considerazioni di fondo sul fenomeno xenofobo:

La incertezza del futuro determinata dalla competizione selvaggia tra economie, sistemi paese, imprese, lavoratori, che caratterizza la presente fase di globalizzazione iperliberista sta innescando in tutto il mondo reazioni identitarie e di “ricerca del nemico” o del capro espiatorio. Il fenomeno xenofobo a cui assistiamo in Italia fa il paio infatti con il diffondersi di fondamentalismi religiosi, nazionalismi e comunitarismi settari in tutto il mondo. Questo processo favorisce la formazione di contesti culturali utili alla guerra.

Anche la mancanza di alternative politiche ed economiche, percepite come realistiche, all’attuale dominio del mercato è responsabile di questo processo. Nella percepita impossibilità di contrastare i processi che sono alla radice dell’impoverimento e del furto di futuro di masse crescenti di popolazione anche in occidente si sviluppa la guerra tra poveri.

Occorre quindi che, oltre che sul piano culturale ed educativo, il fenomeno sia contrastato alla radice innanzi tutto ridando il primato alla politica, intesa come ricerca del bene comune, difesa delle parti più deboli della società, mediazione tra interessi legittimi, il primato sul mercato, sul profitto, sui centri di potere economico e finanziari. Occorre una proposta politica in grado di individuare nel mercato, nel comportamento antisociale delle imprese, nello strapotere dei centri di potere finanziari, nel trasferimento di reddito dal lavoro dipendente, nella evasione fiscale, le cause reali della minaccia alla sicurezza dei cittadini.

Sul piano culturale non è più sufficiente lavorare sui concetti di convivenza e di rispetto e accettazione dell’altro, ma occorre contrastare con forza il sistema di valori insediatisi come corollario dalla globalizzazione neoliberale, a cominciare dal negare valore positivo alla competizione per riscoprire la collaborazione e la solidarietà soprattutto tra lavoratori, tra poveri, tra classi sociali, e ridare valore alla persona umana, non vista solo come lavoratore o consumatore, ma alla sua complessità e ai suoi bisogni culturali e spirituali, alle suo sistema di relazioni sociali, familiari, comunitarie, proporre modelli di convivenza in cui le relazioni e non il possesso ed il consumo di beni definiscano il benessere delle persone.

Occorre invece promuovere politiche per garantire i diritti umani di tutti i residenti in Italia e il riconoscimento dell’apporto che i lavoratori immigrati danno alla nostra economia e il contributo culturale che possono dare alla elaborazione di una cultura adeguata alla nuova composizione etnica che il nostro paese è destinato ad assumere nei prossimi decenni. Il riconoscimento dei diritto di voto è parte dovuta al riconoscimento di questi contributi. Una politica dei diritti per tutti, quindi, alla casa, al giusto reddito, alla sicurezza del lavoro e sul lavoro, che unisca su questo piano le masse popolari del nostro paese e contrasti la guerra tra poveri.

Riteniamo gravissime le responsabilità della classe dirigente italiana, sia di destra che di sinistra, che invece di contrastare il fenomeno sia sul piano culturale che sul piano del modello socio economico che lo produce, corre dietro ai sondaggi e alle cosiddette percezioni contribuendo a sviluppare un circolo vizioso che alimenta la violenza.

Riteniamo gravissime le responsabilità dei mezzi di comunicazione di massa che, nel correre dietro all’audience e alle vendite, amplifica il fenomeno contribuendo all’innalzamento della percezione di pericolo, all’allarme sociale e alla diffusione della paura.

La mancata integrazione nel sistema socioeconomico dei cittadini europei di origine nomade è essa stessa una fallimento delle istituzioni nazionali e comunitarie che non sono state in grado, dopo lo sterminio a cui gli zingari sono stati sottoposti dal nazismo e dal fascismo di proporre modelli di convivenza che, nel rispetto delle tradizioni, permettessero di ridare valore e funzione a tali popoli , proponendo solo ghetti o assimilazione.

Chiede a tutti i propri volontari e ai propri comitati locali di attivarsi nei modi e nei tempi in cui sono in grado, insieme alla società civile responsabile dei loro territori per contrastare il fenomeno, lanciare l’allarme, partecipare alle iniziative e promuovere, laddove possibile, la costruzione di coordinamenti di associazioni, gruppi, istituzioni per contrapporsi, attraverso una presenza attiva nei territori, alle logiche della paura, dell’insicurezza, del pericolo.

Si propone di verificare la fattibilità di due iniziative:

  1. la costituzione di una banca dati degli episodi di razzismo finalizzata a studiare il fenomeno e ad attivare azioni volte al rispetto delle legge contro l’istigazione all’odio razziale.
  2. promuovere iniziative volte a ricordare la strage di rom perpetrata dal nazismo.

A volte ritornano…ultima modifica: 2008-05-23T08:10:22+02:00da gioiaepace
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