Il Libano tra l’incudine e il martello

 
Pubblicato 13 05 2008 da ufficio stampa                                                                      

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In Libano si è combattuto in questi giorni un altro episodio dello scontro globale per le risorse, ed in particolare per il controllo del Medio Oriente e del petrolio, che ormai è il tratto distintivo dello scenario internazionale.

Se sulle strade gli scontri si sono avuti tra elementi sciiti e sunniti, facendo parlare qualcuno di scontro religioso, in campo internazionale la crisi rinvia alle due maggiori potenze che si confrontano ormai in tutti i teatri mondiali.

Miliziani sciiti di Hetzbollah e sunniti di Mustaqtabal si sono confrontati sul terreno, dopo che il governo filo-statunitense e filo-saudita di Seniora/Hariri ha tentato di smantellarne la rete di comunicazioni terrestri del movimento filo-iraniano (e quindi filo-cinese) di Nasrallah.

Ciò avviene, inoltre, all’indomani dell’attacco ad UNIFIL lanciato dal governo israeliano dopo le elezioni italiane, nel corso delle quali esponenti dell’attuale maggioranza avevano parlato di modificarne “le regole di ingaggio”.

Forse questi due episodi non sono scollegati: sia Israele che il governo libanese hanno tentato di modificare i rapporti di forza sul campo e lo hanno fatto, forse non per caso, nel momento in cui un paese che era stato tra i protagonisti della mediazione che portò al cessate il fuoco nel 2006 ed è oggi responsabile del comando di UNIFIL potrebbe cambiare posizione. Per questo abbiamo invitato il Governo italiano a misurare le parole e a non giocare con il fuoco.

Sullo sfondo c’è la possibilità di guerra all’Iran (aderente al patto di Shangai), opzione non ancora archiviata a Washington, la cui preparazione invece si può leggere anche in Iraq nella alleanza, ormai palese, stretta dal governo degli Stati Uniti con milizie sunnite.

Il ruolo della Cina in Libano non è marginale: attualmente secondo partner commerciale del paese dei cedri, dopo gli Usa, ha aumentato le esportazioni del 300% e decuplicato le importazioni negli ultimi 5 anni. Analogo sviluppo commerciale si è avuto nei rapporti con la Siria. La Cina, inoltre, partecipa ad UNIFIL con un contingente militare di 190 elementi.

I libanesi non vogliono la guerra civile, tanto più se dovesse essere combattuta, di fatto, in nome e per conto di potenze esterne, ma come sempre in guerra chi farà le spese di una eventuale escalation sarà la popolazione civile a cui potrebbe essere chiesto di schierarsi di fatto, e mobilitando le identità religiose, nella inaccettabile alternativa tra Bush ed Almadinejad.

Intanto il Libano è squassato da un’altra emergenza, sulla quale invece sarebbe auspicabile l’unità della popolazione, a cominciare dalla fasce più deboli. L’aumento globale dei prezzi alimentari sta rendendo tutti più poveri, in tutto il mondo ed anche in Medio Oriente. Ma la mobilitazione contro il carovita e per l’aumento dei salari convocata la scorsa settimana dalla Confederazione generale dei lavoratori del Libano è stata oscurata dallo scontro interno.

Il Libano tra l’incudine e il martelloultima modifica: 2008-05-23T08:06:38+02:00da gioiaepace
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